Che Cos'è Mashìach?

 

Mashìach significa "Messia". Questa parola ha una sua storia ed evoluzione. La fonte è il termine ebraico Mashìach, discusso nella Torà scritta e orale. Perciò, per comprendere precisamente chi e che cosa possa essere il redentore definitivo, occorre considerare le fonti tradizionali ebraiche che riferiscono su Mashìach.

Con l'avvento delle religioni monoteistiche, sono stati tratti dall'ebraismo testi e concetti, fin da subito alterati. Tra queste idee si ritrova la fede di base in un uomo divino, scelto da D-o per condurre l'umanità verso un'era di Paradiso Terrestre. Ora ci propo-niamo di presentare Mashìach dalla prospettiva dell'ebraismo, prima fra tutte in ordine cronologico. In altre parole, dalla Tradizione del Sinai.

Secondo l'ebraismo, in ogni generazione c'è un individuo fine che ha il potenziale per essere Mashìach9, il redentore del popolo ebraico e di tutta l'umanità. Questo potenziale Mashìach è la guida della sua generazione10. Quando il tempo matura, inizia un processo necessario di accettazione sia rabbinica che pubblica di questa guida11, e in seguito a questo, il redentore potenziale diventa redentore effettivo, il Mashìach. Colui che completa il processo di Redenzione universale dando inizio ad un mondo di bene eterno.

Ovviamente, non tutti sono idonei ad essere Mashìach. I candidati a questo compito devono possedere alcune caratteristiche, certo. Ma quali?


UNO GIUSTO

Un essere umano. Mashìach non può essere un angelo, un'anima incorporea o una forza spirituale. Egli deve essere una persona, nata da padre e madre in carne ed ossa12. Infatti, chiunque affermi che Mashìach non è una persona, nega tutta la Torà13. Un Mashìach umano è necessario poiché l'intero scopo della Creazione è coniugare il regno spirituale e quello fisico14.

Un uomo. Mashìach non può essere una donna15. Ovunque è definito un re e non una regina, sia nelle profezie, sia nella Legge ebraica16.

Un ebreo. Mashìach deve essere nato ebreo17. Mashìach è un re, e nella Torà è chiaro che qualunque sovrano del popolo ebraico deve essere nato da una madre ebrea o convertita secondo la Legge ebraica, ovvero l'Halachà18.

Dalla Casa di Davìd. I termini "ebreo" ed "ebraismo" derivano entrambi dalla parola ebraica Yehudì, ovvero discendente di Yehudà, quarto figlio di Ya'akòv. Mashìach deve essere quindi membro della tribù di Yehudà, in cui l'appartenenza avviene secondo la discendenza paterna. Inoltre, nell'ambito di questa stirpe, deve essere un di-scendente del Re Davìd, attraverso suo figlio, Salomone19.

Uno studioso. Mashìach deve essere competente in ogni ambito della Torà. Questo si-gnifica che, come minimo, deve conoscere a memoria tutti i 24 libri della Bibbia ebraica (5 di Moshè e 19 Profeti), tutto il Talmùd babilonese e di Gerusalemme, tutti i commentari anteriori e posteriori, i codici di legge e la casistica legale, le opere classiche e derivate della Kabbalà, nonché tutte le principali opere filosofiche, etiche e chassidiche. Tutto ciò equivale a circa 1000 consistenti volumi d'informazione ovvero - per chi non se ne intende di libri - circa 10 gigabytes!

Maimonide scrive20 che, oltre alla conoscenza dei libri, l'intelligenza di Mashìach supererà quella di Re Salomone, suo avo, il cui genio eccezionale è noto ancora oggi.

Uno tzaddìk. Mashìach deve essere uno tzaddìk, un individuo retto, una persona che adempie ai 613 precetti della Torà21, non facendo alcun male né con l'azione, né con la parola, ma neppure con il pensiero22. Ovviamente ci sono poche persone di questo calibro in qualsiasi epoca, ma in ogni generazione ce n'è sempre qualcuna23.

Il vero tzaddìk, nonostante abbia qualità eccellenti e consegua risultati eccellenti, non indossa quella boria e vanità che solitamente ricoprono le persone di grande calibro. Egli è eccezionalmente e autenticamente umile. Come Moshè che, pur essendo l'unico a parlare con D-o, riconosceva che se i suoi poteri divini fossero stati conferiti a qualcun altro, questa ipotetica persona li avrebbe magari utilizzati meglio di lui.

Per di più, generalmente lo tzaddìk è in grado di compiere miracoli24, e le sue benedizioni e le sue preghiere rimangono celebri, poiché assicurano guarigione, ricchezza e buoni rapporti.

Una guida. Una guida generazionale ebraica (Nasì) è spesso definita pastore del suo gregge: infatti, Ya’akòv, Moshé e Davìd hanno tutti iniziato come veri e propri pastori prima di assumere responsabilità comunitarie. Una delle prime qualificazioni a leader di Moshé venne in risalto quando ogni volta che veniva smarrita una pecora, andava lui personalmente a cercarla, prendendola in braccio e la riportandola così al gregge.

Una guida generazionale deve considerare le esigenze comuni e quelle individuali, altrettanto importanti. La guida generazionale ebraica non è mai un politico: se le azioni necessarie sono impopolari, egli procede ugualmente nel suo programma fino ad ottenerne l'accettazione. Più profondamente, è un'anima generale che ingloba, ravviva e sente le anime di tutti gli ebrei della propria generazione. Il legame tra il Nasì e i suoi contemporanei non è un legame tra due entità distinte; essi formano, anzi, un unico corpo: tutti, donne, uomini e bambini, sono organi individuali che ricevono vitalità e nutrimento dal Nasì, che è il cuore25.

Un Profeta. Mashìach avrà il potere della profezia anche prima della Redenzione26. Un profeta è colui che riceve messaggi dal Creatore e li trasmette come ordinato. Un profeta deve dare validità al proprio messaggio predicendo accuratamente e dettagliatamente eventi futuri imprevedibili. Quando un profeta è accettato come veritiero, la legge della Torà ci proibisce di dubitare di lui27.

Un Re. Il concetto di regalità è avvincente oggi come succede da migliaia di anni, da Giulio Cesare alla principessa Diana. Ma pensare che un paese moderno o addirittura il mondo intero possa essere oggi sotto il completo controllo di una persona è a dir poco spaventoso. Molti potrebbero chiedersi: perché dovremmo volere una monarchia dittatoriale e considerarla un'utopia? Non si tratta di un passo indietro rispetto alla democrazia?

Innanzitutto, bisogna comprendere che il concetto di monarca nell'ebraismo è completamente diverso dall'equivalente secolare. Mashìach non è un despota autoritario che tiene unicamente alla propria gloria, o alla soddisfazione dei propri capricci e desideri.

Un re deve, in misura maggiore di chiunque altro, attenersi alla Torà scritta e orale; deve portare con sé un rotolo di Torà in ogni momento, per ricordare sempre che deve rispondere all'Onnipotente, che c'è sempre Qualcuno sopra la sua testa. Un re è sottopo-sto a più restrizioni che un uomo comune, in termini dei beni che può possedere28. Inoltre, un re deve essere la persona più umile del proprio regno; è l'unica persona che ha l'obbligo di rimanere inchinato durante tutte le preghiere recitate in silenzio29.

Si potrebbe controbattere che ci sono stati re ebrei che si sono comportati in modo diverso; ma è accaduto perché volevano contravvenire alla Torà, e non per assecondarla. Mashìach, invece, sarà ciò che un monarca dovrebbe essere.

Questa è un'idea che sembra completamente estranea alla mente moderna, anche perché, sebbene le nostre società democratiche sono lungi dall'essere perfette, sappiamo di non aver ancora trovato un sistema migliore.

Ma quali caratteristiche ha l'ordine sociale qua idealizzato? Dovrebbe soddisfare ogni esigenza; essere privo di punizioni, in quanto non c'è desiderio di infrangere le leggi. Tutto dovrebbe essere disponibile, non dovrebbe esserci corruzione.

Anche se il leader dovesse occasionalmente ordinarci di fare qualcosa d'incomprensibile, ci piacerebbe vivere in un sistema di questo tipo, essendo noi sicuri che ciò che lui fa è nel nostro bene e interesse.

Effettivamente, un tale sistema esiste anche adesso all'interno di alcuni segmenti della società. Citiamo un esempio: i genitori. Quando un genitore dimostra interesse, calore, e devozione nei confronti dei propri figli, essi danno ascolto anche a ciò che non vorrebbero fare. I figli sono consapevoli che un genitore dice loro di fare o non una determinata cosa, non per interesse personale, ma per amore e preoccupazione nei loro confronti.

 

L' IDENTIKIT DI MASHÌACH

Vivo o morto. Mashìach può fare parte dei vivi o dei defunti30. In ogni caso, sarà la guida della generazione in cui avviene la Redenzione31. Se sembra che Mashìach sia morto, si tratta di un'illusione, poiché, in effetti, la sua vita è eterna32, nell'anima e nel corpo, e soltanto può sembrare che sia morto33.

L'autorevole cabalista Rabbì Chaim Vitàl, il più importante discepolo di Rabbì Yitzchàk Luria - detto Arizàl - commenta questa situazione: "Il Re Mashìach è certamente uno tzaddìk umano, nato da genitori umani. Un giorno, tuttavia, quando la rettitudine da lui ottenuta sarà ampiamente diffusa grazie ai suoi atti virtuosi, egli meriterà di ricevere l'anima di Mashìach. In questo giorno, nell'ora della Fine dell'Esilio, l'anima di Mashìach scenderà dal Giardino dell'Eden ed entrerà nel corpo dello tzaddìk. In questo modo, egli diventerà Mashìach. Lo stesso è accaduto al nostro maestro, Moshé: un essere umano nato naturalmente, ma anche eccellente in eminenza spirituale, fino a perfezionare la parte d'anima che possedeva. Di conseguenza, durante l'episodio del roveto ardente, la sua anima è stata completata… ed egli ha meritato di essere il redentore…"

"Così come il nostro maestro Moshé salì - corpo e anima - in cielo e vi rimase quaranta giorni …allo stesso modo Mashìach, con l'aiuto dell'Onnipotente, meriterà di ottenere una anima elevata. Allora, comprenderà di essere effettivamente Mashìach, sebbene nessun altro se ne renderà conto. È questo il segreto cui allude lo Zohàr: "Mashìach sarà manifesto, eppure nessuno lo percepirà"34.

"Poco dopo, Mashìach sarà nascosto, corpo e anima… Allora, Mashìach salirà in cielo, così come Moshé salì nel firmamento; e in seguito si rivelerà completamente a tutti. Tutto il popolo ebraico lo sentirà e accorrerà verso di lui"35.

Divinità rivelata. La persona che porta la rivelazione di D-o in questo mondo è egli stesso una rivelazione divina. Si tratta di un concetto sottile: infatti, Mashìach è una persona, D-o non lo è. Tuttavia, D-o ha creato il mondo in modo tale che alcune persone servano ad incanalare la divinità qua da noi: una di loro è Mashìach.

Le qualità divine non appartengono esclusivamente a Mashìach, ma si ritrovano in ogni guida generazionale ebraica, a partire da Moshé36. Infatti, a proposito di Moshé, le Scritture affermano "uomo di D-o"37 e "Ti ho reso D-o per il Faraone"38. Analogamente, Rabbì Shìmon Bar Yòchai, autore dello Zohàr, afferma39: "Chi è il volto del Signore, D-o? È Rabbì Shìmon Bar Yòchai".

Questa equivalenza è ulteriormente enfatizzata nei testi chassidici40, in cui Moshé e altre guide delle generazioni vengono esaltate con espressioni normalmente riservate al Creatore. Secondo un'antica massima dei Chassidìm di Slònim, addirittura, tutto ciò che una persona semplice immagina come grandezza di D-o, non è paragonabile neppure ad un Rebbe.

Cosa significa questa affermazione?!? È importante comprendere che tutti questi termini non costituiscono affatto una deificazione di queste guide, che D-o ce ne scampi! L'ebraismo riconosce un solo D-o, e non si tratta di un essere umano. D-o non è fisico, né spirituale; la Sua essenza trascende entrambe queste qualità. L'essenza di D-o non ha alcun tipo di forma41.

La realtà è che questi individui raffinati fungono da tramite e da collegamento diretto tra l'uomo e D-o, come afferma Moshé: "Io mi trovo tra voi e D-o"42.

Chiedere il loro aiuto significa chiedere l'aiuto di D-o, e ricevere la loro benedizione equivale a ricevere la benedizione di D-o. Quando gli ebrei dichiarano due volte al giorno l'unità di D-o nello Shemà Yìsrael, citano Moshé, il quale dà la pioggia e provvede a fornire foraggio per il bestiame43: tutto questo appare strano, specialmente perché l'ebraismo costituisce la forma più rigida di monoteismo. Ma c’è una spiegazione: non bisogna dimenticare, infatti che la guida generazionale è totalmente nulla di fronte a D-o. Il popolo, a sua volta, trae vita e nutrimento dalla guida della generazione44.

Certificato kashèr. Mashìach deve essere kashèr. Questo non significa che egli mangi solo cibo kashèr… sebbene anche questo sia vero. Kashèr significa adatto o valido secondo la Legge ebraica. Per stabilire se qualcuno sia adatto ad essere Mashìach, le autorità legali ebraiche sono obbligate a seguire la Legge della Torà. Se il candidato passa lo scrutinio dei rabbini, si tratta dell'uomo giusto, o, perlomeno, possiamo ritenerlo Mashìach potenziale, in attesa che un esame successivo deliberi definitivamente al riguardo, senza ombra di dubbio.

"Leggi dei Re" di Maimonide è l'unico trattato giuridico ebraico in materia d'identità di Mashìach e dei criteri cui egli deve rispondere. Quanto segue è la descrizione offerta da Maimonide circa la guida ebraica qualificata ad essere Re Mashìach: "Se sorgerà un re dalla Casa di Davìd, che si occupi egli di Torà e sia impegnato nell'osservanza dei comandamenti come prescritto dalla legge scritta e orale, come lo era suo avo Davìd, e spingerà tutto Israele a camminare sulla via della Torà e riparerà le brecce nella sua osservanza e combatterà le guerre di D-o, allora questi è potenzialmente Mashìach. Se ha fatto ciò con successo ed è stato vittorioso sulle nazioni che lo circondano, e costruirà il Tempio nel suo luogo radunando i dispersi d'Israele, allora sarà defi- nitivamente Mashìach. Ed egli perfezionerà il mondo affinché serva D-o con uno scopo…"45.

Accettato dal popolo. Mashìach non compare in un ambito di vuoto sociale. Una volta identificato dall'autorità rabbinica in quanto tale, il popolo ha la facoltà di accettarlo come re, affinché la Redenzione possa procedere. Secondo la Torà, "Non c'è re senza popolo"46. Nel corso della storia ebraica, dichiarando Yechì HaMelech ~ "Viva il Re", il pubblico ha dimostrato di accettare il sovrano. Questa dichiarazione equivale ad un'incoronazione47.

Quando il livello di consenso è sufficiente, Mashìach può terminare l'opera di miglioramento del mondo. Ma l'accettazione può prendere tempo: Re Davìd fu re per sette anni solo a Hebron prima di regnare a Gerusalemme, su tutta la nazione ebraica. Naturalmente, noi speriamo e preghiamo che, nel nostro caso, il processo d'accettazione non sia lungo e che la società sia pronta adesso.

È interessante notare che, nel momento di questa pubblicazione, sono passati sette anni da quando il Rebbe di Lubavich è stato dichiarato pubblicamente Re Mashìach da centinaia di rabbini e dai suoi seguaci…

…ma di questo tratteremo fra poco. Un attimo di pazienza, prego.


9 Responsa del Chatam Sofer, vol. 6
10 Talmud babilonese Sanhedrin 98b
11 Yechì Hamèlech e Yechì Hamèlech Hamashìach, sono due testi ben accetti e referenziati che trattano il tema. L'autore dei su detti libri è D.B. Volpe, 1992.
12 Numeri 24:17-18; Zaccaria 9:7; Isaia 11:1: Sanhedrin 98b-99a Rashì; Maimonide Leggi dei re 11:1
13 Responsa del Chatam Sofer, Yoreh Deah 356
14 Midrash Tanchuma su Numeri 7:1; Tanya Capitolo 36
15 Leggi dei re 11:5
16 e.g. Isaia 11;Leggi dei re 1:5, 11:1-4
17 Leggi dei re 1:4
18 corollario: chiunque sia nato da una mamma non-ebrea e che non si sia convertito secondo la Halachà - legge ebraica, è un non ebreo. L'ebraismo non riconosce un identità frazionale. Essere metà ebreo è com'essere metà incinta. O lo sei o non lo sei. Un altro punto a riguardo, è che secondo la Halachà un ebreo rimane sempre ebreo, nonostante il livello d'osservanza ecc.
19 Leggi dei re Cap. 1:7 e Cap. 11. Perciò Mashìach deve nascere da un padre biologicamente umano.
20 Maimonide Leggi del ritorno - Teshuvà, 9:2
21 Questo requisito rende in eleggibile chiunque nega l'attualità d'uno dei 613 comandamenti.
22 Tanya Capitoli 10-14
23 Sanhedrin 97b
24 Nonostante ci siano stati diversi individui di tale calibro tra gli ebrei, negli ultimi 300 anni c'è stata una grande insorgenza di queste persone, specie tra i Rebbe Chassidici d'Europa.
25 Likutei Sichot 4, p.1050 in poi, Vedi anche Rashì su Numeri 21:21: "Moshè è Israele e Israele è Moshè per insegnarti che il Nasì della generazione equivale a tutta la generazione poiché il nasì è tutto". Vedi anche Leggi dei re 3:6: "Il cuore del re è il cuore di tutto Israele".
26 Maimonide Igeret Teman Cap. 3; Sefer Hasichot 5751,vol.2, p.789
27 Maimonide Fondamenta della Torà 10:5, Sefer Hasichot 5751,Vol.2, p.792
28 Leggi dei re Cap. 3
29 Maimonide Leggi di Preghiera 5:10
30 Sanhedrin 98b; Sdei Chemed Vol.7 p.2984; Midràsh Rabbà su Echà 1:51; Yeshuot Meshicho, p.104
31 Maharshà Chidushey Agadot su Sanhedrin 98b; Sdei Chemed, loc.cit.
32 Metzudat David su Tehillim 21:5
33 Derech Eretz Zuta, fine Cap.11; Meorei Tziyon, Cap 97
34 Zohar Numeri p.8b
35 Arba Meot Shekel Kesef, p.68, Shaar Hagilgulim Cap.13
36 Bereshit Rabbà 2:4 e altre 20 autorità Rabbiniche citate in Yalkut Mashiach VeGeula Al HaTorà, ed. Kehot NY 1994.
37 Genesi 1:2
38 Bereshit Rabbà 56:7; Tikuney Zohar 69:112a,114a; Torat Menachem Vol.1 pp.25-26, p.105
39 Deutronomio 33:1
40 Esodo 7:1
41 Zohar II p.38a
42 Torat Menachem loc.cit.
43 Maimonide Principi di Fede, nella sua Hakdamà LePirush Hamishnayot
44 Deutronomio 5:5
45 Torat Menachem loc.cit.
46 Deutronomio 11:15, Vedi introduzione dell'Ohr Hachayìm Hakadosh sul Deutronomio.
47 Tanya Cap. 2
48 Leggi dei re 11:4
49 Tanya II, Cap. 7
50 Sefer Hasichot 5748, 2 Nissan

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